Si intitola “Ciao Italia Generazioni Underground” ed è il tributo dell’etichetta discografica del dj e produttore Daniele “Shield” Contrini, la Rebirth, a quegli italiani che hanno scritto realmente la storia della musica house. Qualla mitica, indimenticabile. Shield ha fatto un lavorone. Ha racchiuso in un doppio vinile mostri sacri come Andrea Gemolotto, Massimino Lippoli, Fabrice, Mr. Marvin, Davide Rizzatti e Angelino Albanese per la DFC, Ricky Montanari e Flavio Vecchi (Love Quartet), Paramour, Adrian Morrison e Dj Ralf per la Heartbeat, passando per le produzioni di Alex Neri e Marco Baroni (già Kamasutra, Green Baize, Agua Re fino a diventare i Planet Funk) per la Palmares.
E ancora, Don Carlos e Stefano Tirone (insieme Montego Bay Experience), Francesco Montefiori (aka Key Tronics Ensemble e Soft House Company) e Claudio “Moz-Art” Rispoli (Jestofunk e Omniverse) su Irma e Antima Records, Leo Mas, Rago e Farina, MBG, Paolino Bova, Gianni Bini e Paolo Martini, senza dimenticare nomi che sono rimasti più nell’ombra ma che hanno credibilità alle produzioni made in Italy, come Leo Anibaldi, Andrea Benedetti e Eugenio Vatta (Frame), Leandro Papa (Last Rhythm e Stonehenge), Cesare Cerulli e Toni Verde (Blue Zone), Graziano Ragni (High Tide), Massimo Berardi (Underground Nation Undertour Sensation e Cosmic Galaxy).
Shield (nella foto sopra) racconta di un progetto a cui lo staff di Rebirth ha lavorando per più di un anno.
“La prima idea mi è venuta già a metà 2019. Rebirth aveva acquisito piano piano la sua fama e credibilità, grazie alla collaborazione con artisti internazionali e nuovi talenti, provenienti da ogni parte del mondo, e alla creazione di un suono di qualità, credibile e molto eclettico che spaziava nelle sonorità pur rimanendo nell’ambito della musica elettronica. Una qualsiasi persona che prendeva in mano un nostro disco non avrebbe mai pensato che potesse arrivare dall’Italia, e questo se da un lato significava internazionalità dall’altro ci aveva un po’ allontanato dalla nostra terra, dalle nostre origini”.
Inoltre, avevi lanciato Tempo Dischi.
“Sì, un’etichetta creata per scoprire e ristampare classici e rare gemme italiane della scena italo disco degli anni 80, quella che alla massa è arrivata con Giorgio Moroder, Gino Soccio o Den Harrow per intenderci, ma che ha una storia ben più lunga, fatti di brani meno conosciuti ma che suonano ancora attuali, e che non volevo venissero dimenticati. Per cui iniziai a chiedermi: perché non dedicare uno spazio all’Italia e in particolare a quel suono prodotto nella nostra penisola a inizio anni ‘90? Non solo un genere musicale, ma anche un modo di approcciare la realtà caratterizzato da entusiasmo, senso di libertà e sperimentazione, da una visione globale e da uno spirito vocato alla creatività più eclettica e sconfinata. Rivivere queste atmosfere per qualche istante può darci una spinta propulsiva per un nuovo corso proiettato nel futuro”.
“Ciao Italia” diventerà anche un format, tipo un podcast o un programma radio?
“Sicuramente è un concept che sta riportando un certo interesse e entusiasmo, non solo tra i dj e gli addetti ai lavori, ma nel pubblico. E vuole cercare di di dare un segnale forte dal nostro Paese, di spinta e di unità. Il materiale musicale è talmente vasto che sarebbe stato bello poter estendere la raccolta e fare un quadruplo, o due doppi. Se devo essere sincero ad un certo punto, mi era venuta l’idea di coinvolgere anche i produttori italiani emergenti, della attuale generazione, che sono stati ispirati e influenzati da quel mondo musicale. Ma il processo sarebbe stato ancora più lungo e dispendioso. Penso che la raccolta, per come è stata concepita, porti con sé già tanti spunti e idee sulle quali riflettere e poter lavorare, e perché no, in un futuro prossimo poter sviluppare in un nuovo progetto. Pubblicheremo inoltre un mini documentario a supporto della release, con interventi dei protagonisti e video in riferimento alla scena club del periodo, ai negozi di dischi e agli studi di registrazione. E perché no, questo potrebbe anche diventare il format per una serata, nel futuro imminente”.
Su che base sono state selezionate le tracce?
“Dietro a questo progetto c’è stato un grosso e lungo lavoro di ricerca. Non solo musicale, quindi di riscoperta dei brani più suonati, quelli meno conosciuti, e addirittura di alcuni inediti che non avevano mai visto la luce prima d’ora. Inoltre c’è stato anche un lungo lavoro di ricerca dei proprietari dei diritti, che in molti casi è stato vano, in quanto i nuovi proprietari erano restii a cedere i diritti, anche se non esclusivi, e spesso non sono riuscito a risalire agli editori e proprietari attuali, e questo è stato molto frustrante. Sono innumerevoli i pezzi interessanti prodotti in quel periodo che non siam riusciti a inserire per queste ragioni. Tra questi una particolare menzione a ‘Un Beso No Mata’ dei Love Quartet (Flavio Vecchi e Ricky Montanari), U-N-I ‘Don’t Hold Back The Feeling’ prodotto da Claudio Coccoluto entrambi su Heartbeat ma i cui diritti ora sono gestiti dalla Zyx, che purtroppo ha rifiutato la concessione dei diritti di licenza”.
Inoltre c’è un grosso lavoro di direzione artistica curato da Stupefacente Studio.
“Che ha base a Brescia e lavora a 360 gradi tra creatività, design e comunicazione, coadiuvato dal nostro grafico Luca Sanchezlife. L’idea di connettere quel periodo con la figura rielaborata della Mascotte dei Mondiali ’90 mi è piaciuta subito, e penso sia davvero vincente a livello comunicativo. La raccolta contiene inoltre un inserto editoriale curato dal giornalista Elia Zupelli, che ricostruisce l’affresco di un’epoca attraverso le voci dei protagonisti, fotografie, interviste, rarità. Un contenuto unico, davvero prezioso”.
Oggi il vinile è l’unico strumento concreto per andare oltre l’oceano infinito del flusso digitale?
“Ormai lo streaming è entrato nella cultura globale soppiantando l’utilizzo del cd, che è praticamente quasi sparito, e anche il mercato del download digitale ha subito un crollo continuo negli ultimi anni. Presto i dj suoneranno in streaming connessi a internet. Non sono mai stato polemico sui dj che suonano con le chiavette, con il computer o con i vinili; conta quello che un dj sa trasmettere al pubblico, indipendentemente dal mezzo. Il vinile rimarrà sempre un oggetto di collezione e culto, un oggetto che puoi toccare con mano, e che manterrà sempre un certo fascino. Magari cambieranno i processi di produzione, e il materiale plastico verrà sostituito magari da qualcosa di ecologico e riciclabile. Il giradischi è sicuramente tornato prepotentemente sul mercato. Molti marchi sono tornati a produrre giradischi, anche con un certo design, ed è ritornato ad essere anche un oggetto che fa moda e arredo”.
Questo sound anni ’90 sta tornando di moda?
“Penso che qualche dj importante a livello internazionale abbia iniziato a suonare questi brani nei loro set, e abbia fatto scatenare un certo interesse. Una certa scuola di dj, inglesi, tedeschi e olandesi per lo più, ha iniziato a proporre dei generi quasi dimenticati, e a fare della ricerca nel passato il loro cavallo di battaglia. La musica Italo disco e successivamente l’Italo house o la dream house, se si vogliono chiamare in questo modo, fanno ballare ancora oggi, e continuano ad essere fonti di ispirazione. Tolto qualche piccolo club dove la musica fa ancora cultura, in Italia negli ultimi anni se suoni qualcosa che ha più di tre anni sei visto come un dj di vecchio stampo che non sta al passo con i tempi. Se questo invece è fatto all’estero è considerato come cool e di tendenza. Mi auguro che l’Italia torni presto a creare, a produrre qualcosa di proprio, ad avere una sua personalità, anche rischiando, a fare scuola e a guidare, piuttosto che inseguire mode e tendenze che arrivano dall’estero”.
La house non risulta ancora una volta quel genere “tappabuchi” quando altri stili e trend musicali sono in fase di stanca?
“Penso di no, penso che oggi la contaminazione tra i generi abbia portato a bellissime produzioni musicali. Sto ascoltando musica che non è puramente elettronica ma si avvicina al nu soul e al modern jazz. Avere input diversi e aprire la mente agli stili musicali è importante. Penso che la musica house avrà una grande espansione in Asia e un ritorno in America nel prossimo futuro. Tuttavia, penso che per durare altri 40 anni, dovrà evolversi, creare nuovi movimenti, ripartendo dall’Underground, da piccole realtà per poi aggregarsi per raggiungere un pubblico più ampio. In questo surreale periodo di stop anche il mondo dei club dovrebbe riorganizzarsi, dare un ordine alla saturazione e una maggiore selezione, e tornare con i piedi per terra per offrire un servizio migliore quando si ricomincerà”.
La tracklist
A1) Dj Ralf pres. Orchestra Spettacolo Cesira Sordini – Da Lord
A2) Aural – Desire (Fabrice 4 a.m Mix)
A3) Leo Anibaldi – Elements
B1) MBG – Ore: Nove Nove (Remix)
B2) Morenas – Cuando Brilla La Luna (Mr. Marvin Tribal Mix)
B3) Dalì – A4 (A Tribute To The Highway)
C1) Sueño Latino – Sueño Latino (Cutmaster G Mix)
C2) Alex Neri – The Wizard (Club Mix)
C3) Stonehenge – Free (Instrumental Mix)
D1) Optik – Music Harmony and Rhythm
D2) Underground Nation Undertour Sensation – Save Me (MB Trip)
D3) Frame – WS Gordon
D4) Blue Zone – Feel The Rhythm
https://rebirthrecordings.bandcamp.com/album/ciao-italia-generazioni-underground