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Twocolors, l’AI, i featuring e la dance che cambia

Artisti di fama mondiale, i Twocolors sono tornati con un singolo, “Gravity”, insieme alla cantante Ásdís. Dopo l’EP “TC/TC Edition 002”, che ha messo in luce i lati più oscuri e speciali della coppia, i brani “Passion”, “Bloodstream”, “Feel It 2” e “Heavy Metal Love” consolidano la loro fama accumulando oltre 90 milioni di stream su Spotify. Non stanno lavorando a un nuovo album, i Twocolors (“il nostro nome nasce in relazione a due modi di vivere le cose nella vita”). Dicono, invece, che quando sono in studio pensano “a fare” e basta. Nient’altro. “In studio pensiamo alla reazione delle persone, quando stiamo producendo. C’è sempre da capire la direzione di un brano, se destinato al clubbing, dove l’energia è stanziale, o se destinato alle radio o caratterizzato da una melodia precisa”.

I Twocolors, ovvero Emil Reinke e Pierre-Angelo Papaccio, conoscono bene la sound identity: “Proviamo con diversi tentativi a migliorare uno stile che va oltre il nostro riconoscimento sonoro. Ma tutto è molto naturale. Deve essere così”.

Capitolo featuring, collaborazioni che pullulano dal Duemila in poi a livello discografico. “Noi non cantiamo e quindi pensiamo che il discorso featuring sia legato solo a un giusto riconoscimento di quello che fa un interprete, come un cantante, ad esempio; una specie di tributo a chi presta la sua opera, voce o altro”.

E parliamo anche dell’argomento dell’anno, più che del giorno: le intelligenze artificiali. Nessuno scandalo. “L’AI è qui per rimanere. Si è presentata con una chat ma sarà sempre più presente nella vita di tutti i giorni e anche nei momenti di lavoro”.

Twocolors e Ásdís nella foto di Jonas Friedrich

Dove finisce la musica e inizia la discografia, dove finisce l’arte e inizia il business?

Noi pensiamo solo a fare quello che sappiamo, ossia produrre musica. Il business è solo una conseguenza di quello che si fa. Sono due realtà collegate ma distinte”.

Intanto, sembra che lo show biz sia al collasso per sovrappopolazione.

Pensiamo che uno debba guardare solo quello che fa, perché se si ferma ad analizzare lo stato delle cose negli affari distoglie lo sguardo dal lato creativo. Tutti comunque cercano audience perché cercano risultati”.Cosa fare, quindi? “Bisogna solo pensare a quello che ti dice la pancia, l’istinto. Abbiamo solo bisogno una cosa, noi artisti: di esprimerci. E questo vale per tutti, non solo per i dj o i musicisti. Il tempo è prezioso e va interamente dedicato alla creazione”.

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