Un 2021 di soddisfazioni e traguardi quello del publishing indipendente leader in Italia. I vero scouting e sviluppo artistico abita qui, grazie all’imprenditore Stefano Clessi
Aveva inaugurato l’anno con un secondo posto al Festival di Sanremo con il brano “Chiamami per nome” di Francesca Michielin e Fedez. Poi ha iniziato a collezionare 43 Dischi di Platino e 11 Dischi d’Oro. Tra i suoi maggiori successi, “Mille” di Fedez, Achille Lauro e Orietta Berti. Eclectic Music Group conta oggi sugli artisti più interessanti e prolifici del comparto musicale italiano. L’attendo lavoro di ricerca, cura del repertorio e di direzione strategica è sotto l’egida di Stefano Clessi con l’affiancamento del talentuoso produttore Michelangelo. Per il 2022 le sfide arrivano con Tananai, in gara a Sanremo con il brano “Sesso Occasionale”.
Come, quando e perché è nata Eclectic Music Group?
“Nel 2003 solo come etichetta discografica sotto il nome Eclectic Circus Records, con l’intento di produrre musica indie e pop. I primi artisti che lanciammo e scoprimmo furono i Marta Sui Tubi. Li firmammo da sconosciuti e il progetto esplose, nulla di paragonabile a quanto può accadere oggi, in quel periodo il cosiddetto indie era un genere di nicchia, il mainstream e l’indie erano due mondi molto diversi e separati. L’aprii perché da ragazzino ero affascinato da tutto il mondo underground delle label indipendenti in area indie, punk, noise nate dalle camerette. Tutti quei piccoli banchetti di merchandising che seguivano gli artisti ai concerti erano degli altari di pura libertà: musicassette, 7 pollici, vinili serie limitata, t-shirt fatte a mano. C’era lo scambio dei dischi tra gli artisti, ed era uno dei modi di condividere ma soprattutto di far girare la propria musica per farla arrivare ad altre persone, perché era l’unico modo di distribuirla”.
Le label indipendenti internazionali a cui vi ispiravate all’epoca quali erano?
“La Sub Pop, la 4AD, la Rough Trade, la Touch & Go. La profilazione e l’identità della label era talmente definita che la garanzia era la label stessa, si percepiva una connessione, un senso di appartenenza e dei valori che prescindevano il disco che stavi per acquistare. L’etichetta successivamente venne assorbita da Eclectic Music Group, sempre diretta da me, concentrandosi poi sui due nuovi dipartimenti: edizioni musicali e management, con l’idea di scoprire nuovi artisti ma affidarli a livello discografico ad etichette esterne”.
Come siete entrati in contatto con gli artisti/autori che oggi gestite?
“Alcuni artisti o autori del nostro roster come Blanco, Davide Simonetta (d.whale), Cara, Paolo Antonacci etc etc sono tutti frutto del nostro scouting, scoperti nelle più disparate situazioni: Con alcuni di loro abbiamo anche un rapporto di management, essendo anche artisti. Simonetta è con noi da più di 10 anni, ed è uno dei più importanti autori del nostro roster. Il nostro rapporto è iniziato quando era il cantante di una band che producevamo, i Caponord, successivamente allo scioglimento della band gli proposi di tentare la carriera di autore perché avevo intravisto un enorme potenziale: ad oggi è uno degli autori e produttori più importanti in Italia con oltre 70 dischi di platino all’attivo. Tananai e Beba invece sono artisti/autori che avevano già una loro storia e precedenti partner ma hanno deciso di cambiare e affidarsi a noi per la parte editoriale e manageriale (Tananai) ed editoriale (Beba). Tananai sarà la nuova scommessa per quest’anno, ha vinto Sanremo Giovani e pertanto parteciperà al festival di Sanremo, in gara con i big”.
Quali sono gli artisti per i quali vostri autori scrivono, co-scrivono, e quali sono invece i vostri produttori che producono e arrangiano per terzi?
“Fedez, Annalisa, Marco Mengoni, Tiziano Ferro, Emma Marrone, Francesca Michielin, Shade e altri sono artisti che in alcuni casi conosciamo personalmente, in altri casi invece lavoriamo tramite i loro manager o discografici. Con alcuni di loro svolgiamo anche un lavoro di direzione artistica. Ad esempio, Fedez, di cui ho seguito personalmente insieme a Dargen D’Amico tutta la direzione artistica negli ultimi due anni e mezzo, fino ad arrivare all’uscita dell’ultimo album ‘Disumano’; Blanco, di cui ho seguito la direzione dell’album d’esordio ‘Blu Celeste’, ottenendo 25 Dischi di Platino, 6 Dischi d’Oro in un solo anno. La direzione artistica che noi affianchiamo al lavoro editoriale è fondamentale, lo è per gli esordienti (ormai ex) come Blanco, che devono trovare velocemente un’identità artistica, ma lo è per i big, come ad esempio Fedez, quando decidono di virare e provare a cambiare direzione”.
Solitamente i gruppi editoriali italiani sono di lunga data. Come fate a muovervi voi tra la concorrenza essendo così giovani?
“Credo che il segmento delle edizioni musicali sia uno dei più meritocratici in assoluto: se un un autore-produttore sconosciuto compone un brano forte – se l’editore gestisce i giusti canali ovviamente per veicolarlo – quel brano verrà interpretato da un cantante, quindi in questo aspetto gli editori indipendenti gareggiano alla pari con quelli major o i grandi gruppi editoriali italiani. Ci sono aspetti invece, ad esempio quello legato alle acquisizioni di repertori e cataloghi editoriali, in cui ovviamente prevale l’aspetto economico, ma quello è un aspetto di mero investimento, dove la parte artistica viene meno. Il nostro focus è sullo scouting e lo sviluppo artistico, come il caso di Blanco (firmato da noi a 16 anni) scoperto e lanciato da Eclectic, anche con la spinta del nostro dipartimento interno di management”.
Con quali gruppi editoriali collaboratore?
“Il gruppo editoriale con cui collaboriamo di più è indubbiamente Universal Music Publishing, oltre la stima reciproca che ci lega, c’è un’ottima sinergia tra i nostri autori; con loro abbiamo lavorato a diversi brani di successo, quindi facendo scrivere autori del team Eclectic con quelli del team Universal, scrivendo e producendo per Annalisa, Fedez, Elodie, Francesca Michielin, Mahmood, Emma, Alessandra Amoroso, The Kolors e altri ancora. Un altro rapporto importantissimo e consolidato negli anni è con le Edizioni Curci, nostro partner storico da molti anni”.
Quale è il rapporto con le multinazionali?
“Ottimo con tutte le case discografiche multinazionali. Siamo complementari e utilissimi l’uno all’altro. Le major discografiche hanno necessità di avere grandi canzoni e grandi produttori a loro disposizione per i loro artisti e al contempo hanno necessità di avere anche nuovi artisti emergenti da firmare (vedi Blanco, Cara e Tananai che abbiamo firmato con Universal). Con le multinazionali editoriali tecnicamente siamo competitor, ma come accennavo prima, si creano spesso sinergie che sfociano in co-scritture e collaborazioni”.
Come sopravvivere in questo momento di sovrappopolazione nell’intrattenimento?
“Ogni società ha una propria filosofia che spesso è legata dalla persona che la dirige. Per quanto il mercato odierno richieda rapide e costanti acquisizioni di artisti e compositori, io preferisco vedere Eclectic come una boutique piuttosto che un supermercato, quindi, dal mio punto di vista, nonostante non ci sia una regola per sopravvivere, il modo migliore per me è sicuramente quello di selezionare solo canzoni e artisti di altissima qualità e non saturare il mercato con tentativi e test inutili che spesso disperdono energie ed economie, però in un mercato così rapido e cinico è giusto che alcune società operino in tal senso, noi ci concediamo il lusso di non farlo”.
Come e dove dovrebbe essere curata a livello editoriale la gestione e la formazione di un artista-autore?
“Nel caso di un artista-autore emergente, bisogna avere la sensibilità di capire immediatamente i punti di forza e cercare di valorizzarli al meglio, suggerendogli la direzione artistica, seguendolo in studio, organizzando sessioni di scrittura e combinazioni tra autori e artisti anche artisticamente molto distanti tra loro. È fondamentale sperimentare, soprattutto nelle prime fasi, ed essere degli attenti osservatori, l’esperienza dell’editore e l’orecchio farà poi il resto. Per noi è fondamentale creare delle carriere lunghe e non operazioni one-shot. Per quanto riguarda la gestione editoriale, per la parte più tecnica e amministrativa, le opere dell’autore vengono innanzitutto tutelate dalla società di collecting che l’autore sceglie (SIAE, Soundreef) ed amministrate in tutto il mondo con la finalità di recuperare tutti i proventi generati da tutti gli sfruttamenti”.
Se sono un artista, come scelgo il gruppo editoriale che fa per me?
“Ogni artista o autore ha esigenze differenti. Privarsi delle proprie edizioni, quindi cederle ad un editore può significare più cose: per alcuni può essere solo un modo di recuperare delle economie, che possono essere utili per il progetto stesso o per le finalità più disparate, anche personali. In questo caso l’autore cede le sue edizioni in cambio di denaro con la speranza che l’editore, dovendo recuperare l’investimento e successivamente guadagnarci, possa promuovere, valorizzare e diffondere al meglio le opere per tutta la durata del diritto d’autore. Per scegliere l’editore giusto è fondamentale che ci siano indubbiamente questi due aspetti appena citati (corrispettivo economico e lavoro di promozione dell’opera) ma è fondamentale che si cerchi a monte di creare costantemente opportunità per il proprio autore o artista al fine di creargli una carriera lunga e duratura. Porto ad esempio il produttore e autore Michelangelo. Una volta scoperto e firmato Blanco, abbiamo dovuto capire quale fosse il produttore più adatto, in questo caso la combinazione è stata subito vincente. Michelangelo è un ragazzo di grande talento che prima di Blanco non aveva fatto nulla di rilevante, è stato quindi determinante l’intuizione e l’abbinamento tra i due, risultando quindi artefici di un grande posizionamento dell’autore o produttore. Oppure il caso un po’ meno recente di Paolo Antonacci, figlio d’arte dal talento cristallino, che, una volta firmato e introdotto nell’ambiente – anche se nel suo caso potrebbe suonare paradossale – è sbocciato ed è diventato una delle più importanti penne italiane”.