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Botteghi si racconta a Danceland

Partiamo dal tuo ultimo lavoro. Ho appena pubblicato cinque nuovi tool utilissimi per il dancefloor. Realizzati sempre assieme al mio socio Rivaz, stiamo ricevendo tantissimi feedback internazionali. Sono un po’ la chiusura di un percorso, alcuni sono nuovissimi ma altri li stiamo provando già da svariati mesi, volevamo chiudere un capitolo prima di entrare nel 2024. Dei cinque, credo che ‘The Underground’ di Steve Angello assieme alla hit ‘Again’ di Roger Sanchez sia il più forte, anche se nutro un forte debole per ‘Metro Aria’, un vero treno secondo me”. Eccolo, Botteghi.

Gli artisti oggi hanno ancora davvero qualcosa da dire? Se sì, cosa?

Si ha sempre qualcosa da dire, cambiano i modi, i mezzi, ma se uno si sente creativo avrà sempre qualcosa da dire. Esattamente è difficile dire cosa, il talento deve parlare per te”.

Quali relazioni hai con la discografia?

La discografia è l’unico biglietto da visita di un artista, l’unico modo di emergere e fare davvero la differenza, per cui la relazione con essa deve essere costante, collaborativa e molto ambiziosa”.

Da dove arriva la vocazione? Insomma, artisti si nasce o si diventa?

Si nasce ma il talento va continuamente coltivato, la vocazione arriva da ogni cosa, da ogni sensazione, da ogni dialogo, orecchie sempre dritte verso la direzione della curiosità e dell’ambizione. Se insisti su un difetto, poi diventerà un talento”.

Il duro lavoro paga sempre?

Sempre. Ma lo si capisce con il tempo e la pazienza, molto tempo e tanta pazienza”.

Dove finisce la musica e inizia il business?

La musica non finisce e non inizia mai il business. La passione è l’unica cosa che spinge a seguire il percorso della musica, il business è una conseguenza naturale, ma mai pensare alla musica come ad un business”.

Quanto e perché è importante il consenso nell’era dei social?

Il consenso non è importante, è importante essere presente sui social, su tutti, è importante mostrare il proprio talento, ma non cercando consenso e approvazione, se viene bene, ma non è fondamentale”.

Dove inizia l’ego e quando finisce la strumentalizzazione dell’arte?

L’arte non va strumentalizzata bensì vissuta e reinterpretata a proprio modo. Non bisogna fare arte e musica per ego, l’ego deve spingerti a lavorare duro, senza sosta, per fare del tuo meglio al servizio del pubblico”.

Perché molti artisti mitizzano la posizione delle multinazionali?

Perché pensano che con la multinazionale si possa essere più al sicuro, ma la strada è lunga e non sempre facile”.

Quali sono i segreti e i tempi per produrre un brano di successo?

Nessun segreto, l’idea è tutto. Con un’idea forte puoi cambiare la tua carriera e la corriera di un progetto discografico”.

La specializzazione alla fine paga?

Sempre, come il duro lavoro”.

Come sopravvivere in questo momento di sovrappopolazione nell’intrattenimento?

Dare il massimo, sempre. Non credo ci sia una sovrappopolazione nell’intrattenimento, anzi ne vedo sempre meno di talento, vedi anzi tanto tempo sprecato per fare numeri sui social, ma mancano talenti veri e idee lungimiranti”.

Seguire il cuore e seguire contemporaneamente un genere si può?

Bisogna. È sempre necessario seguire il cuore, il genere sei tu, lo crei tu, dal momento che produci, interpreti, vivi, non bisogna seguire un genere, bisogna essere un genere”.

Come e quanto dovremmo ascoltare i giudizi altrui senza condizionare la nostra creatività?

Ricordati i complimenti, scordati gli insulti, se ci riesci davvero, dimmi come si fa”.

Come e dove dovrebbe essere fatta la formazione di un artista?

Partendo dalla gavetta e continuare senza sosta a passare da un fallimento all’altro, da un successo all’altro imparando a fare un mestiere che esiste solo nell’aria e che nessuno ti insegna davvero se non l’esperienza”.

Se sono un artista, come scelgo il produttore che fa per me?

Percependo la sua sensibilità, come fosse lui a chiamarti. È una regola che vale non solo per il produttore, ma per tutte le persone che fanno parte della tua vita, professionale e non: scegliersi le persone che vivono al tuo fianco per tutta la vita fa la vera differenza”.

Un’esperienza all’estero sarebbe utile per tutti?

Assolutamente sì. Il viaggio fortifica in ogni suo aspetto”.

Quanto è importante il dettaglio nella musica?

Molto, ma l’idea lo è ancora di più”.

Come mettere in piedi un proprio staff? Quanto conta il lavoro di squadra?

È fondamentale. L’unico modo per fare davvero la svolta è avere un team di persone che credano in te e che lavorino sempre insieme a te, come fossero tuoi amici”.

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