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“Duality”, l’album a due facce di Dardust

Oggi è il giorno. Esce “Duality”, il nuovo album di Dardust. Esploratore della musica classica alternativa, nonché pianista italiano tra i più ascoltati al mondo delle nuove generazioni, Dario Faini attraverso Sony Music Masterworks e Artist First, dà vita a un doppio lavoro sotto forma di flusso digitale in formato fisico (cd e vinile). In “Duality” la passione che l’artista coltiva per lo studio della psicologia umana lo ha aiutato a comprendere il dualismo da sempre presente nella propria “espressione musicale”. Negli album precedenti, il mondo emozionale del piano e quello più cognitivo dell’elettronica si sono sempre fusi creando nuove prospettive sonore. Per un crossover a cavallo tra neoclassica e pop con elementi magici. Mood provenienti da colonne sonore, dal clubbing, dai fantasy movie e dalla musica romantica. “In questo step ho deciso invece di lavorare questi due aspetti come se fossero lavorati dai miei due emisferi separatamente. Bianco e Nero, Elettronica e Pianoforte. I due estremi del mio immaginario musicale e artistico come Dardust”, spiega Dardust.

Il disco uno con il suono di pianoforte in primo piano, in un unico assolo, esprime la pura emozione e l’innocenza del virtuosismo musicale unico; il lato elettronico mette in risalto “l’ingegnere” che vive all’animo dell’artista.

In attesa delle esibizioni dal vivo del prossimo anno con il “Duality Tour 2023, che metterà in scena le due anime del protagonista, Dardust si racconta. Mi piaceva l’idea di portare il pianismo un certo tipo di melodia anche all’estero con dei titoli tra l’italiano e il giapponese. È un lavoro abbastanza cosmopolita e pieno di tanti colori”.

Hai voluto di proposito spostare la “forma canzone” in un territorio nuovo, innovativo.

Il mio progetto è destinatoall’Italia come anche all’estero. La mia identità come artista è sicuramente il territorio dove mi trovo più a mio agio,dove ho bisogno di esplorare ancora tanto”.

Il disco è diviso in due atti. Una parte potrebbe reinventare l’altra rivedendola musicalmente?

C’è la parte elettronica molto estrema e dall’altro lato in piano solo. Magari quello che potrò fare nel prossimo step è intitolare il progetto ‘Duality Together’ per dare spazio a delle collaborazioni: in ambito neoclassico con artisti del genere e nell’ambito elettronico con artisti che possanoanch’essi rivedereil lavoro in un vestito diverso”.

Dardust gioca un campionato tutto suo, senza schierarsi, libero di scorrazzare nella produzione e nella creazione.

Il mondo in cui mi muovo io è assolutamente libero. Fondamentalmente, non mi interessa quello che possano dire o pensare agli altri. Sono totalmente libero di essere me stesso, di non assecondare mode tendenze. Ho pensato a un disco piano solo totalmente fuori moda, nel senso di fuori da una temporalità o da una fruizione di tendenza; il disco elettronico è invece multisfaccettato, ci sono le reference dagli anni ‘70 a oggi e non ha una collocazione, una mappa precisa se si parte dal mondo del pop, sta in un contesto dove spesso e volentieri sia gli artisti che tutti coloro che girano intorno a questi sono sicuramente più attenti a quello che accade all’estero e funziona all’estero”.

Il pericolo a volte sorge anche dall’entrare nelle comfort zone.

È la noia, è quello di avere dei paletti, delle reference e di rimanere incastrati in un tracciato già percorso da altri, per traslarlo magari in Italia. Quindi questo può essere un territorio dove si può osare maggiormente ed essere più innovativi. Io ho avuto sempre avuto la fortuna di lavorare con artisti coraggiosi, che avevano voglia di sperimentare, di spingersi più in là. La parte più bella del mio lavoro da produttore l’ho così esaltata”.

Le nuove tecnologie intanto un domani potranno influire sull’arte. O no?

Sicuramente potranno ricreare la bussola per orientarsi, diventare una mappa nella creazione e nell’esaltazione degli algoritmi: per orientare un certo tipo di gusto in base alle preferenze di un ascoltatore, se parliamo di intelligenza artificiale applicata alla creatività, alla costruzione di canzoni in base a schemi. Ma poi mancheranno nell’aspetto quei 21 grammi d’anima che fanno la differenza. Se saranno opera d’arte, non si sa, né so se dal lato più viscerale ed emozionale del termine l’intelligenza artificiale potrà mai competere in merito all’unicità e alla creatività, che sono per forza cose legate a esperienze assolutamente individuali, personali, emotive”.

Le IA potrebbero diventare un’opportunità per sperimentare.

Per creare, campionare, sfruttare voci singole lette come si fa nel cinema. Nella fiction di Andy Warhol è stata campionata lettera per lettera la sua voce tracciando un dialogo intero. Sul lato della creazione delle canzoni (le IA) potranno creare nuove possibilità per portare in vita dimenticati repertori. Le declinazioni sono infinite. Io comunque mi affido sempre all’anima delle persone, che fa sempre la differenza”.

Nell’accezione più ballabile cosa c’è nella parte più sperimentale?

Provengo dalla scena degli anni 90, da quella dei Daft Punk, dei Chemical Brothers, degli Underworld e di Fatboy Slim, da un’elettronica multicolorata, dalla psichedelia e da tutte le singole accezioni; quindi, ogni traccia di questo disco ha una visione totalmente diversa, un viaggio a sé, in cui si trovano ispirazioni e richiami evidenti ai citati Chemical Brothers ma anche a Jean-Michel Jarre, a Moroder. La declinazione club dance invece dovrà essere seguita da dei dj che spero remixeranno i brani di ‘Duality’”.

Perché l’ascolto in Dolby Atmos?

Per una experience nuova e immersiva”.

E show nel metaverso?

Esibizioniattraverso la realtà virtuale non sono ancora in programma. Nonostante Jean-Michel Jarre abbia fatto già concerti con la VR in tributo alla basilica di Notre Dame, noto che un certo tipo di show sia dal lato grafico che tecnico siano ancora in una fase embrionale e poco definita”.

Ci sono già le date del “Duality Tour 2023.

Mi aspetto di vivere i live del tour che parte a marzo in modo intenso: saremo in diversi auditorium in Italia. Sarà uno show diviso in due atti, in cui ci sarà la prima parte di piano solo in modo tradizionale e una seconda più innovativa, dove ci sarà anche una band”.

Sarà magari l’occasione per presentare qualche nuovo singolo?

Può essere. ‘The Whistle’ è uno dei miei preferiti e ho intenzione di valorizzarlo. Nei live poi abbiamo pensato a dei visual incredibili curati da Steve Polli”.

Come sono nati i singoli contenuti nel doppio album?

Molti sono nati inmodo veramente viscerale e veloce; e quindi abbiamo avuto solo due mesi per metabolizzarli. Quelli piano solo abbiamo deciso di lasciarli intatti, con tutte la loro vulnerabilità e le imprecisioni del caso, perché sono proprio quei dettagli che li rendono speciali. Sul lato invece elettronico è stato un grande e complesso impegno, un anno di complicazioni, a volte causate dall’uso di alcuni synth analogici, sul mapparli, e su alcuni movimenti che abbiamo registrato live. Insomma, la parte elettronica è stata più complicata”.

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