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Giuseppe Ottaviani e il suo nuovo album “Horizons”

“Horizons” è il progetto che apre in pompa magna il 2022 di Giuseppe Ottaviani. È il suo quinto album. Famoso per la sua determinazione e la qualità delle sue produzioni, il dj e produttore italiano ultimamente ha dimostrato la sua maturità attraverso una serie di masterclass davvero interessanti risultando anche un competente e preparato insegnante. Sono passati tre anni da “Evolver” e la sua costante evoluzione oggi lo ha portato a realizzare un album in cui dimostra di saperci fare anche con veri e grandi autori. Da Monika Santucci ad April Bender, da Mila Josef a Natalie Shay, Ottaviani per “Horizons” ha attinto anche dai toni profondi di cantanti come Jan Burton e Dan Soleil, senza dimenticare la passione per il mood progressivo che viene spesso enfatizzato attraverso tracce strumentali.

Ma cos’è “Horizons”, di preciso?

Si tratta di un nuovo album che contiene un totale di 18 tracce ma che per una scelta tecnica abbiamo deciso di dividere in due parti: ‘Horizons Part 1’, con 9 tracce e fuori il 20 maggio, e ‘Horizons Part 2’, con le altre 9 tracce e che uscirà molto probabilmente in autunno. Tutto è nato durante il periodo di pandemia in cui ho effettivamente avuto molto più tempo per lo studio vista l’impossibilità di viaggiare e di andare in tour e il fatto di non avere serate dal vivo ne ha decisamente influenzato il sound”.

Ascoltando la preview si evince un suono nuovo, più moderno: da dove arriva questa scelta?

Più che una scelta è un qualcosa di naturale che ha a che fare con lo stato mentale di quel momento. Lo stare a casa senza serate dal vivo mi ha spinto a un sound più morbido, più lento, decisamente più progressive, qualcosa che possa ascoltare e non solamente ballare. Non avevo certo voglia di creare tracce dedicate al dancefloor che poi non avrei potuto suonare chissà per quanto tempo, quindi ho scelto qualcosa che possa andare bene sia a casa che in macchina che nei club”.

Come e con chi hai prodotto l’album?

Dato che il mio precedente album è stato completamente strumentale, per ‘Horizons’ ho deciso di collaborare con moltissimi cantanti e soprattutto ho cercato cantanti che non fossero prettamente coinvolti nella musica trance così da potermi ispirare a fare qualcosa di veramente diverso. C’è tuttavia anche una collaborazione con un producer emergente Italiano che promette molto bene, il suo nome è ‘Hypaton’”.

Perché questo titolo?

A volte mi fermo a lungo a guardare l’orizzonte, soprattutto al tramonto e all’alba. Mi dà una sensazione di tranquillità, di libertà, di benessere, si speranza in un futuro migliore. Tutti sentimenti messi a dura prova durante i lockdown e che inevitabilmente mi hanno ispirato a questo titolo”.

Come se la passa la trance in Italia?

Credo non bene, ecco forse perché lavoro solo all’estero. Ho comunque sempre voglia di tornare a suonare in Italia, ho avuto alcune occasioni negli anni passati come suonare al Cocoricò di Riccione o all’Amnesia di Milano e altre serate organizzate in alcuni locali di Bologna ma non è facile portare la mia musica in Italia, però ci sto lavorando e continuo a sperarci”.

Causa pandemia e altro, come sopravvivere in questo momento di sovrappopolazione nell’intrattenimento e di difficile ripartenza nei live?

Fortunatamente, prima di essere un dj sono un produttore e di conseguenza mi sono sempre dedicato al 100% a fare quello che più mi piace: musica. Ho avuto il tempo di finire molti lavori in sospeso e successivamente mi sono messo a lavorare all’album. Ho anche trovato il tempo, finalmente, di poter realizzare una mia masterclass. Erano anni che i miei follower me lo chiedevano ma non ho ma avuto l’occasione e il tempo di farlo. Finalmente è online e la potete trovare qui: www.giuseppeottaviani.com/#MASTERCLASS.Detto ciò, è da agosto 2021 che sono tornato a pieno regime con le serate dal vivo grazie soprattutto alle diverse restrizioni nei vari paesi, per cui se non si poteva andare a suonare in USA si andava in Australia e così via. Da febbraio 2022 il mondo è quasi totalmente riaperto e sono praticamente tornato ai ritmi del 2019”.

Stai ancora insegnando attraverso le tue masterclass?

Si la masterclass è in continua crescita, abbiamo superato i 500 membri e dallo scorso dicembre abbiamo creato anche una Community all’interno della masterclass dove gli utenti usano una piattaforma molto simile a quelle che conosciamo dai vari social per poter comunicare con me e tra di loro, è una piattaforma dove di condivide musica, demo, idee, si danno feedback e suggerimenti per poter diventare dei produttori migliori”.

È giusto sottolineare l’identità sonora, la riconoscibilità di un artista attraverso il suo suono? Lo hai fatto anche in questo album?

Si credo che sia una cosa fondamentale e per quanto questo album possa suonare diverso dal mio solito sound, l’orecchio esperto dei miei fan riconosce subito che c’è qualcosa che li fa sentire a casa. Sono le melodie che uso che di più mi identificano. Poi c’è anche il fattore sorpresa, ovvero quelle tracce che sono state puro divertimento per me e che non hanno nulla a che fare con il mio sound, ma queste le scoprirete in ‘Horizons Part 2’”.

Quando ascolti i giudizi altrui sui feedback e come fai a non farti condizionare in fase creativa da questi?

Facile, non ascolto i giudizi degli altri. In realtà non mi interessa. Non sono neanche un gran team player e faccio sempre e solo di testa mia. Lo so è un gran difetto, non ne vado fiero, però fare musica è il mio più grande hobby; e anche se è diventata la mia professione da 21 anni, la vedo sempre come un hobby, il che vuol dire che mi devo divertire e fare quello che mi piace senza dover scendere a compromessi”.

Pensi che l’intelligenza artificiale (e gli algoritmi) saranno deleteri per la produzione musicale o la supporteranno o addirittura la miglioreranno?

Personalmente, per quanto riguarda la produzione musicale sono abbastanza old school, sono analogico. La musica nasce dalle emozioni umane, trasporta un messaggio prettamente umano, non può essere creata da algoritmi, ma la tecnologia gioca comunque un ruolo fondamentale per la gestione degli strumenti con cui l’uomo poi crea la musica”.

Come pensi che il settore della produzione musicale possa evolversi in relazione all’arrivo di nuove tecnologie?

La produzione musicale è strettamente legata all’evoluzione della tecnologia. Con l’evolversi di essa si evolve anche la musica, i suoni e il modo di suonarla dal vivo. Se avete modo, date uno sguardo al mio Live 3.0. Decisamente più interessante e divertente di un set con vinili”.

Dove ci si può realmente spingere, a livello musicale, in fatto di sperimentazione?

Credo che il punto fondamentale di creare musica sia condividerla con gli altri. La musica è un mezzo per portare un messaggio alle altre persone, se con la sperimentazione rendiamo questo messaggio indecifrabile allora stiamo creando musica solamente per noi stessi. Senza sperimentazione però non c’è evoluzione nella musica, quindi è una cosa fondamentale ma allo stesso tempo deve essere qualcosa che rimanga comprensibile perlomeno a una buona parte delle persone”.

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