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Il Ritmo della Disco: Derrick McKenzie

Nato e cresciuto a Londra, Derrick McKenzie è il batterista e il motore pulsante dei Jamiroquai sin dall’album “The Return Of The Space Cowboy”, ma anche dj producer di riferimento della scena. In occasione del venticinquesimo anniversario della pubblicazione di “Travelling Without Moving”, disco fondamentale che ancora oggi influenza orde di musicisti e amanti del funk, lo ha intervistato per noi Fabio Villanis.

Cosa ti ha spinto a iniziare a suonare la batteria?

“Ho iniziato a suonare la batteria molto giovane dopo aver sentito un brano rock alla radio. Quello che sentivo era così sorprendente, un suono di batteria incredibile che mi rapì al punto tale che ho subito immaginato di poterne suonare una io un giorno. Rimasi molto colpito e scelsi come prime bacchette un paio di stampelle di mia madre che usavo per colpire il pavimento che nella mia immaginazione era il mio rullante. Avevo solo sei o sette anni”.

Riesci a ricordare dove e quando hai ascoltato per la prima volta un disco house? E che impatto ha avuto su di te?

“Non vorrei sbagliarmi ma il mio primo disco House che ho ascoltato è “Respect” di Adeva, del 1989. Penso di averlo ascoltato mentre lavoravo come commesso da “Marks and Spencer” a Londra tra la fine degli anni ’80 e i primi ’90. Un groove con il charleston aperto, un rullante e una cassa davvero incredibili e una linea vocale sorprendente. Mi ha aperto la strada su un nuovo mondo”.

Dalla batteria dei Jamiroquai a dj producer, come è successo?

“Sono sempre stato dentro il mondo dei DJ fin da molto giovane. Sono entrato nei Jamiroquai nel 1994 e da quel momento suonare la batteria mi ha ispirato a pensare a come potessi fare per utilizzare lo stesso approccio anche in altri contesti musicali. Ho così iniziato a mettere i dischi in tutti gli “after parties” dopo i concerti della band, ma utilizzavo il mio ghetto blaster come consolle (ride). Dopo ogni concerto, nei club delle città dove suonavamo. All’inizio non succedeva molto spesso, ma con il passare del tempo ho iniziato a cercare posti dove suonare. Comunicavamo che saremmo andati in un determinato posto dopo lo show e che io sarei stato il dje saremmo stati tutti lì a festeggiare con il pubblico. Questo è accaduto tra la metà e la fine degli anni ’90”

Come si svolge il processo di scrittura e produzione dietro le tue tracce Disco/ House o Soulful?

“Inizio sempre avendo chiara in mente la direzione in cui vorrei andare. Cerco un groove di batteria e alcuni accordi di base, assicurandomi che suonino musicalmente corretti e che forniscano al vocalist qualcosa di buono su cui cantare. L’importante per me è avere una strofa e un ritornello solidi, dopodiché posso passare alla costruzione della traccia. Una volta certo di aver ottenuto un’atmosfera positiva nel pezzo, quello è il momento in cui mi avvalgo sempre della collaborazione di colleghi professionisti per terminare la produzione”.

La tua ultima traccia “Interstellar Love” l’hai firmata con Matt Johnson, tuo collega tastierista nei Jamiroquai. La prossima?

“Attualmente sto lavorando su altre tre tracce che usciranno entro la fine dell’anno. Sto lavorando sempre con Matt al suo nuovo album, e anche con Salvo “Da Lukas”, Karmina Dai e Angela Johnson, tutti artisti di incredibile talento e anche con Natasha Kitty Kat che è assolutamente fantastica e ha un approccio diverso rispetto alla produzione musicale e al business. Ho anche suonato la batteria in alcuni brani fantastici di dj come Michael Gray e Roger Sanchez e non vedo l’ora di lavorare molto presto con altri tra i miei produttori e vocalist preferiti”.

La Disco e il Funk si stanno avvicinando alle generazioni più giovani, attirando sempre di più la loro attenzione, come lo spieghi?

“Il fatto che la grande musica del passato stia influenzando e attirando sempre di più i giovani è davvero sorprendente. La verità è che una grande traccia Disco Funk non si può mai battere. Insieme a band come Jamiroquai che da anni sono portabandiera del movimento, ci sono altri artisti influenti Dave Lee, The Shapeshifters e Moodena, e etichette come Glitterbox, Tropical Disco, Super Spicy Records e altre simili che stanno dando nuova vita al genere, recuperando vecchi brani e ri-modernizzandoli. Il facile ascolto offerto da piattaforme come Spotify e l’accessibilità dei social consentono la possibilità di esporre i giovani a molta di questa musica. Trascorro molto tempo ascoltando e analizzando ciò che è stato fatto finora ed è fantastico vedere i giovani e gli anziani ballare insieme nello stesso spazio ascoltando musica fantastica!!”

Sei spesso in tour. Che differenza senti quando suoni in giro come dj rispetto a quando lo fai nella band?

“Quando vado in tour solo come Dj, cosa che non ho fatto molto, ad essere onesto, sento di essere sempre più nervoso prima di un set ma poi basta iniziare per divertirmi una volta che ho stabilito un legame funzionante con il pubblico. É qualcosa che amo davvero tanto. Recentemente sono stato in tournée in Messico e ho finito per fare back to back con Monsieur Van Pratt , un dj producer assolutamente fantastico. Il mio spazio mentale è in una modalità diversa quando suono in tour con i Jamiroquai. Sono in modalità performance professionale totale, il che significa che devo essere completamente concentrato dovendo mantenere a tempo una band di 12 elementi e con Jay (Kay) a capo di tutto ciò deve essere tutto perfetto”.

Per finire, tre tracce che devi assolutamente sempre suonare durante un tuo DJ-set.

“Questa è davvero difficile…

Joey Negro (aka Dave Lee) – “Must Be The Music “

Derrick Mckenzie/Matt Johnson/Roki – “Interstellar Love”

Junior Jack – “Stupidisco” (David Penn remix)

Brothers in Arts – “Pull Up”

Ah, sono quattro, ne avrei messe anche dieci! (ride)

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